LO SCRITTORE E I SUOI LETTORI

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Questa settimana una mia amica scrittrice mi ha raccontato di un esperimento che è stato fatto con due capitoli di un suo romanzo. Sono stati dati in lettura ad un gruppo di studenti ai quali non è stato dato nessun indizio riguardo all’autore né alla storia completa del romanzo. Ebbene, è stato sorprendente per lei sapere dei commenti fatti da questi lettori ed ha scoperto che ognuno di loro inventava una storia ben diversa da quella raccontata da lei nel suo romanzo.

Questo mi ha fatto ricordare di quando anch’io ero alunna in un corso non ricordo bene di che, ed anche a noi fu dato in lettura un libro, ma questa volta era un libro completo. Poi abbiamo avuto un incontro con l’autrice, Helena Parente Cunha, ed io ricordo l’espressione di sorpresa, quasi di sgomento sul volto di questa scrittrice nel sentire i commenti dei suoi lettori e nello scoprire che ognuno aveva letto un libro diverso da quello scritto da lei…

È davvero sorprendente per chi scrive constatare che il suo testo, qualunque esso sia, romanzo o articolo di cronaca, o relazione di fatti realmente accaduti, non viene semplicemente letto dalle persone, ma interpretato secondo il loro vissuto, la loro mentalità, i loro preconcetti, perfino secondo i loro timori o speranze, e addirittura secondo la moda del momento. Quindi chi scrive deve sapere che una volta pubblicato, il suo testo non gli appartiene più, diventa proprietà altrui, lui non può più riprenderselo e dire no, non è questo che io volevo dire, voi state deturpando le mie intenzioni, o magari mi state attribuendo intenzioni che non ho mai avuto… no, lo scrittore deve dimenticare di essere proprietario di quei pensieri che inevitabilmente andranno ad arricchire la vita altrui.

Ed ora ricordo anche una scena del film “Il postino di Neruda”, in cui Philippe Noiret/Neruda rimprovera Massimo Troisi/postino, perché questi si è servito di una sua poesia per conquistare la sua ragazza, la sognante e giovanissima Maria Grazia Cucinotta. Ed il postino Troisi da a Neruda una grande lezione quando gli dice che una volta pubblicati, i suoi versi non gli appartengono più, ma appartengono a chi ne sa fare uso…

Bisogna anche considerare il fatto che la mente dei lettori cambia con l’evoluzione del pensiero nel tempo. Chissà se Machado de Assis, quando ha scritto “Don Casmurro”, voleva dare alla sua storia quel tocco giallo con cui è stato ricevuto all’epoca. Soltanto dopo molti anni Capitù è diventata una donna vittima del suo tempo, come ha osservato il critico letterario Roberto Schwarz nella sua interessante riflessione su questo fenomeno. Quindi c’è da considerare anche questo, che il romanzo è sempre quello, ma può essere interpretato in modo diverso a seconda del momento storico e sociale in cui viene letto. Vi immaginate le piccole donne oggi? Sarebbero quattro sorelle davvero noiosette alla luce della nostra percezione attuale, sebbene il recente remake del film attuale si sia sforzato abbastanza per rendere tutta la storia attraente. Eppure quando io ho letto questo libro, ancora adolescente, quindi a metà del secolo scorso, sono rimasta folgorata da tutta la storia e non solo dalle quattro sorelle…

Tutto questo è affascinate e spaventoso allo stesso tempo. E mentre da un lato può indurre lo scrittore a scrivere comunque sapendo che il suo racconto darà vita a tanti altri racconti quanti saranno i suoi lettori, da un altro lato può far sorgere in chi scrive una paura costante di essere mal interpretato, di vedere deturpate le sue intenzioni, e magari addirittura di sentirsi accusare di cose che non ha mai immaginato o scritto.

Anche io, nel mio piccolo, so che le mie modeste cronachette non sono interpretate sempre secondo le mie intenzioni, ed a volte ricevo dei commenti che mi sorprendono, a volte mi lusingano e mi capita perfino di sentirmi un po’ una usurpatrice quando ricevo commenti eccessivamente elogiativi…

Ma mi sono tutti ugualmente cari i commenti che ricevo, e sono sempre grata a chi li fa, perché il fatto che c’è chi mi legge mi sembra già una cosa straordinaria.