EMIGRANTI

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Ricevo via whatsapp un’immagine dall’Italia che mi spezza il cuore. Mia nipote, che me l’ha mandata, rincara la dose e me ne manda un’altra, proveniente da Ceuta, che è ancora più tragica e angosciante. Ed un’altra ancora mi arriva da un alunno. Non commento le tre immagini, le mostro anche a voi, perché possiate capire cosa intendo quando parlo di angoscia.

Quindi mi tocca questa settimana parlare di migranti e della piaga, della grande tragedia dei nostri giorni, l’emigrazione forzata di popoli interi verso supposti paradisi. I paradisi sarebbero i paesi che dovrebbero accogliere questi disperati che fuggono da guerre, da fame, da miserie e da violenze di ogni genere. Qui in Brasile non si ha idea della strumentalizzazione politica e della speculazione economica che in Europa si fa di questa tragedia umana, sociale, politica. E state tranquilli, non sarò io a parlarvi di questo aspetto della situazione. Troppo politico, troppo complesso ed io stessa troppo poco informata per poterne parlare.

Voglio piuttosto parlare di un altro aspetto dell’emigrazione, un fenomeno che esiste da sempre. Cosa sarebbe degli Stati Uniti senza la massiccia emigrazione, che si è verificata fra il 1600 e il 1700 dall’Inghilterra verso il Nuovo Continente, dei puritani separatisti che si imbarcarono sul leggendario Mayflower per sfuggire alle persecuzioni a cui erano esposti. Si può dire che hanno fondato gli Stati Uniti, dandole l’assetto che ha finoggi. E di tutti quelli che nei secoli successivi sono arrivati da varie parti del mondo per vitalizzarne l’economia, l’industria, il commercio. Si, lo ammetto, la mafia è un triste dettaglio… Ma cosa sarebbe dei paesi dell’America del Sud dopo l’abolizione della schiavitù se non avessero potuto sostituire quella mano d’opera con i contadini che fuggivano dall’Italia unificata e dalla miseria che tale unificazione ha disseminato fra le classi più povere, principalmente fra i contadini del sud. Per non parlare di un paese come il Canada che ancora oggi, seppure scientificamente, apre le porte agli emigranti in grado di colmare le sue lacune nelle aree o nei territori più carenti. E vi dico di più: cosa sarebbe della stessa Europa se non fosse stata e continua ad essere ripopolata dagli emigranti africani, del medio e dell’estremo oriente, di sudamericani oltre ai movimenti migratori nella stessa Europa, che sostituiscono la sua popolazione composta principalmente da persone anziane, con gente giovane disposta a fare figli, gente che fa circolare danaro, che ha il coraggio di intraprendere, di osare.

La storia ci insegna che ciclicamente lo stesso paese che oggi è meta di emigranti, in passato è stato fonte di emigrati verso altri paesi, o viceversa, come l’Italia e il Venezuela. Non esiste fase dell’evoluzione umana in cui non ci siano stati grandi spostamenti di persone verso altri paesi, per i motivi più diversi, ed in questa sede quello che importa di più è il concetto di accoglienza, che dal mio punto di vista dovrebbe essere un comandamento di qualunque Costituzione. In questo ciclo di migrazione i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, dalla Grecia alla Spagna, e forse con maggior incidenza l’Italia per la sua posizione geografica, sono effettivamente invasi da masse di gente di tutti i tipi. Certo, in questi “tutti i tipi”, si possono infiltrare persone che si introducono in Europa non perché bisognosi di asilo, protezione e lavoro, ma per scopi ignobili, come terrorismo, contrabbando, traffici illeciti. Ma questi sono una minoranza che una buona polizia fa presto ad identificare e trattare come meritano. Ed è ovvio che questi paesi dovrebbero poter contare sul resto dell’Europa per assorbire questo enorme flusso migratorio. Io credo che quel che manca, oltre alla visione umanitaria del grande problema, è una politica di accoglienza che sia veramente europea, che non lasci soli i paesi costieri. Lo so, l’Europa si mette a posto la coscienza finanziando questi paesi costieri perché gestiscano le masse di rifugiati. Ma questi finanziamenti molto spesso sono mal gestiti e fonte di nuovi imbrogli dei quali sono vittime i rifugiati. Ed il memorabile film “Lamerica”, di una ventina di anni fa, ce ne ha dato un esempio antologico, mentre un altro film più recente, “Terraferma”, ci ha introdotti nel dramma di chi è mosso a compassione e vuole aiutare, ma è ostacolato e colpevolizzato da quelle leggi che perseguono invece di accogliere. La verità è che tutti i paesi dovrebbero essere disposti ad accogliere qualunque migrante ed a dividerseli proporzionalmente al loro territorio. E senza ributtarli in mare, o rimpatriarli, o chiuderli in campi di concentramento per anni, come se fossero prigionieri o criminali.

Insomma, voglio dire che dopo millenni di emigrazione in tutte le terre di questo nostro pianeta, qualcosa avremmo dovuto imparare, che chi emigra, chi lascia la propria casa, il proprio paese, un motivo ce l’ha, e dovrebbe sempre essere ricevuto con umanità. Politica, economia, leggi dovrebbero essere volte all’accoglienza, non all’esclusione.

Umanità, basterebbe soltanto questa perché foto come quelle che accompagnano questa cronaca non fossero possibili.