LA SECONDA SETTIMANA

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…ed è solo la seconda di chissà quante.

Di tempo per riflettere ce n’è poco: gli impegni sono molti e… impegnativi di tempo e di pensiero. Ciò nonostante son emerse due riflessioni:

  1. I pozzi non hanno fondo: si può cadere sempre più giù
  2. Perché tanti morti in Italia? Perché tanti più che in Cina?

Lo so che medici, infettologi, scienziati, si stanno scervellando e chissà per quanto tempo ancora si scervelleranno su questo dato tanto doloroso quanto innegabile, ma nella mia mente piccola ed empirica sorgono ricordi, sensazioni, dubbi che mi spiegano molto, ma confesso, hanno odor di sacrilegio.

Quando ero bambina c’erano due parole che ascoltavo sempre con una sensazione di proibito, quasi di osceno: “bagnetiello” e “scippacendrella”. Le diceva solo mia nonna, in dialetto, non ho mai sentito mio padre o mia madre ripeterle, e capivo che la nonna Viggiuzza, nella sua ignoranza primitiva, aveva come il permesso di esprimersi con questi termini, ma mia madre era visibilmente infastidita se ad ascoltare c’era uno di noi bambini.

Mi ci volle del tempo per capire che quelle parole definivano due malattie che cadevano come un’onta su tutta la famiglia. Vergogna e colpa stigmatizzavano il membro che le avesse assunte, ed allo stesso tempo in cui la famiglia lo isolava perché non affiorasse la verità, gli si chiudeva intorno come un riccio per proteggere sé stessa dalla vergogna.

Molto altro tempo mi ci è voluto per scoprire a quali malattie reali si riferivano: tubercolosi e sifilide o qualunque altra malattia venerea. Ma ancor oggi non so quale esattamente fosse l’una o l’altra.

Cosa c’entra questo con i morti di corona virus in Italia?  Lo riconosco, il legame è molto tenue, ma c’è un filo conduttore che mi ravviva sensazioni e ricordi.

Ancor oggi in Italia la malattia, qualunque malattia di una certa serietà, è quasi un’onta. Se non si tratta di una banale influenza, si preferisce tacerla. Se poi è infettiva ancora peggio. Quanti saranno gli italiani ignari che si sono presi il corona ed hanno continuato ad andare in giro senza immaginare che stavano spandendo morte e desolazione?

Nessun governo (ad eccezione della Corea del Sud, che ha fatto tesoro dell’esperienza con la SARS)  poteva aspettarsi un’epidemia così devastante, ed obiettivamente non lo si può incolpare di non essere stato in grado di fare tamponi a 60 milioni di abitanti per isolare adeguatamente chi fosse positivo.

Ricordiamo che nelle statistiche degli infetti entrano soltanto quelli che in un modo o nell’altro sono entrati in contatto con le strutture ufficiali. Ma quanti altri ce ne sono che se la sono presa e ne sono usciti senza passare attraverso nessun organo pubblico di controllo, e nel frattempo continuando a spandere il virus senza immaginarlo? Se si potessero contare anche questi scopriremmo quanto è sballata la percentuale di morti che ci sono in Italia. 

Tutte queste elucubrazioni mentali mi aiutano a non pensare a quello che succederà in Brasile. Chi vivrà vedrà.