UNA PIANTINA DA COLTIVARE

UNA PIANTINA DA COLTIVARE

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Il tema di questa settimana me l’ha suggerito Gloria, una mia cara amica napoletana come me. Mi ha parlato di una piantina che lei cura con tanto amore, come se fosse una figlia, e non è che lei non ce l’abbia una figlia, ce l’ha e si chiama Aurora, ed anche lei è una piantina da coltivare: un’adolescente sognatrice che ancora non ha dovuto poggiare i piedi per terra, sta ancora fluttuando in un mondo un po’ irreale.

Ma torniamo alla piantina: quanti di noi ad un certo punto della vita non cominciamo a coltivare una piantina, ad alimentare gli uccellini, a fare qualcosa per contribuire all’andamento della vita sulla terra, magari sognando perfino di migliorarla.

La psicologa e scrittrice Clarissa Pinkola Estés spiega molto bene nel suo libro “Donne che corrono con i lupi” questo desiderio, più che desiderio, questa necessità che ha la donna di contatto con la natura, di curare, di accompagnare, di veder crescere grazie alle proprie cure. Io ci ho provato tante volte, e devo confessare che non sempre con successo, ma non desisto.

La mia casa, le mie finestre, sono sempre piene di piante, belle o brutte, rigogliose o patetiche, non importa. Quello di cui non riesco a fare a meno è di circondarmi di verde e devo dire che la strada in cui vivo è stata generosa, perché ci sono degli alberi che hanno raggiunto le mie finestre e mi danno l’illusione di vivere immersa in un giardino. Sui miei davanzali non manca mai un micro orto di piantine aromatiche: il fondamentale basilico, il prezzemolo ficcanaso, la salvia aristocratica, la menta con la sua forte personalità, il rosmarino che risolve tante ambiguità, il capim limão, che con una sola foglia dà un tocco di allegro esotismo a qualunque tè, sono presenze fisse e quotidianamente usate ed abusate nella mia alimentazione.

Ma quello che veramente mi affascina sono gli alberi. Ce ne sono di spettacolari, monumentali cattedrali di madre natura, ed ogni albero ha la sua personalità, non ce n’è uno che sia uguale all’altro e tutti hanno il loro fascino. Ce ne sono alcuni che mi hanno addirittura folgorato con la loro unicità ed a questo punto voglio smettere di parlare ed uscire per cercare di fotografare quelli che trovo più spettacolari qui, in questa città, alla mia portata. Ed invito tutti voi che mi leggete ad inviarmi foto di alberi protagonisti o che comunque significano qualcosa nella vostra vita.

Intanto comincio io che, pensate, sono riuscita a coinvolgere in questa impresa il grande fotografo e mio genero João Quental. Le foto che seguono sono sue, meno la prima, che ho fatto io con il mio cellulare, e si vede!

Quest'albero dai rami tortuosi sta di fronte al MOMO del Copacabana Palace. Non si può dire che sia bello, ma un certo fascino non glielo si può negare.
Quest’albero dai rami tortuosi sta di fronte al MOMO del Copacabana Palace. Non si può dire che sia bello, ma un certo fascino non glielo si può negare.
Di Ficus come questi la città di Rio è piena, e sono tutti piú o meno monumentali, ma questo si distingue per la sua audacia nell'invadere non solo tutto il marciapiede, ma anche parte della strada. Si trova all'inizio della Rua Venancio Flores, a Leblon.
Di Ficus come questi la città di Rio è piena, e sono tutti piú o meno monumentali, ma questo si distingue per la sua audacia nell’invadere non solo tutto il marciapiede, ma anche parte della strada. Si trova all’inizio della Rua Venancio Flores, a Leblon.
Un altro esempio di ficus: questo non solo è audace, ma è anche vorace. Ha letteralmente fagocitato un bel pezzo della cancellata dello Jokey Club, alla Bartolomeu Mitre.
Un altro esempio di ficus: questo non solo è audace, ma è anche vorace. Ha letteralmente fagocitato un bel pezzo della cancellata dello Jokey Club, alla Bartolomeu Mitre.
Sapevate che a Rio de Janeiro c'è un Baobab? Eccolo, si trova alla Lagoa, di fronte all'entrata della Hipica.
Sapevate che a Rio de Janeiro c’è un Baobab? Eccolo, si trova alla Lagoa, di fronte all’entrata della Hipica.
Questo è un vero "albero nonno", in tutti i sensi: grande, vetusto, paziente, accogliente, protettore... È l'albero più maestoso dell'aterro do Flamengo. Sorge subito dopo la passerella di fronte all'antico Hotel Novo Mundo.
Questo è un vero “albero nonno”, in tutti i sensi: grande, vetusto, paziente, accogliente, protettore… È l’albero più maestoso dell’aterro do Flamengo. Sorge subito dopo la passerella di fronte all’antico Hotel Novo Mundo.
Cosa dire di questi alberi che tutti insieme, con le loro radici, fanno lo sforzo di sostenere una intera strada? Credo proprio che si commentano da soli. Si trovano sulla stradina che porta all' Hospital Silvestre.
Cosa dire di questi alberi che tutti insieme, con le loro radici, fanno lo sforzo di sostenere una intera strada? Credo proprio che si commentano da soli. Si trovano sulla stradina che porta all’ Hospital Silvestre.
Chiudo la mia piccola rassegna con quest'albero "Primadonna". Ce ne sono molti di questa specie a Rio, ma guardate questo con quanto orgoglio ed impudicizia si esibisce in tutta la sua bellezza alla Avenida Epitacio Pessoa, poco dopo la "Curva do Calombo".
Chiudo la mia piccola rassegna con quest’albero “Primadonna”. Ce ne sono molti di questa specie a Rio, ma guardate questo con quanto orgoglio ed impudicizia si esibisce in tutta la sua bellezza alla Avenida Epitacio Pessoa, poco dopo la “Curva do Calombo”.