QUATTORDICESIMA SETTIMANA

Questa storia di contare le settimane sta diventando lievemente sinistra… ma lasciamo perdere, magari non le conto più…

…e siccome questa settimana veramente non so di cosa parlare, ne profitto per chiudere un vecchio conto che ho in sospeso con il mio nome: spiego a chi non lo sa ancora, perché io ho due nomi.

Quando sono nata, dopo quattro nipoti maschi, mia nonna, la Matriarca della famiglia, che a sua volta aveva avuto tre figli maschi, vide finalmente realizzarsi il suo sogno di avere una bambina a cui dare il nome della Madonna, Myriam, appunto. Purtoppo però non fece i conti con il fascismo e le persecuzioni razziali.

Difatti io sono nata nel 1938, proprio quando Hitler e Mussolini cominciarono a scontare sulla pelle, ossa e patrimonio degli ebrei le loro frustrazioni esistenziali. Myriam è nome ebreo e non ci fu nessun prete cattolico che fosse disposto a sfidare il minaccioso regime per battezzare una bambina con un nome bandito dall’ideologia fascista.

La Matriarca dovette quindi rassegnarsi a farmi battezzare con il suo nome, come imponeva la tradizione (era inconcepibile l’idea di scegliere un nome non legato alle tradizioni), sebbene lei stessa non fosse per niente orgogliosa di quel suo Annunziata. Ma Annunziata o no, dal momento in cui sono nata e per tutta la vita, io sono Myriam.

Solo quando sono arrivata in Brasile ho cominciato ad aver a che fare con questo nome, che è quello che risulta sui miei documenti. Infatti in Italia il primo nome è usato dai familiari e dagli amici, mentre fuori casa si usa solo il cognome preceduto dal titolo, nel mio caso, Signora de Filippis.

Quella di dare a un neonato un nome di famiglia è una tradizione a cui, fino alla generazione dei miei figli, non si osava sottrarsi, se non a costo di tragedie familiari… Anche i miei fratelli e cugini hanno ricevuto nomi di famiglia, nel rigido rispetto della tradizione.

Mio fratello Carlo ha avuto il nome del nonno materno, mentre quello del nonno paterno, Michele, è andato al primo nipote in assoluto, nato qualche mese prima. Così i nomi degli altri miei fratelli, Giovanni e Pietro, ripetono uno il nome del fratello della Matriarca, e l’altro il nome del fratello del nonno. C’è stato Alfonso, che ha ripetuto il nome del nonno materno dall’altro lato, e perfino Pinù, nata quando già si cominciava a trasgredire, non ha trasgredito proprio niente perché in questo nome si nascondono due devozioni: quella a Padre Pio e quella alla Matriarca… di nuovo Annunziata…

Ora voi mi chiederete il perché di tutto questo sproloquio. Mi può capire soltanto chi qualche volta nella sua vita si è trovato in una situazione imbarazzante a causa del proprio nome. Per chi non vuol capire, spiegherò che Annunziata è uno di quei nomi popolari che denunciano una certa origine proletaria o provinciale, mentre Myriam ha un’aura un tantino più aristocratica… ebbene, voi non immaginate quante volte io mi son sentita oggetto di sorrisetti sarcastici quando si “scopre” che non mi chiamo Myriam, ma Annunziata.

E bisogna riconoscere che sono del tutto innocente in questa storia. Allora mi chiederete perché non assumere il mio Annunziata in tutti i casi e non pensarci più. E vi sembra giusto? Con il nome Myriam io sono cresciuta, mi sono formata, ho definito la mia personalità; come potrei ad un certo punto assumere un altro nome nel quale non mi identifico, senza subire un trauma? In conclusione, che palle avere due nomi!!!