PARLIAMO ANCORA DI PICCOLI EROI ANONIMI

Ho chiuso la cronaca della settimana scorsa accennando ai piccoli o grandi eroi che hanno fatto della pandemia un campo per mettere alla prova la loro creatività, la loro capacità di lavoro, ma soprattutto la loro grinta, la loro voglia di superarsi, di sconfiggere lo sconforto e la mancanza di risorse economiche. E così vanno in onda lives per tutti i gusti, per chi ama la musica, per chi ama la fotografia, o la cucina, o la danza. Abbiamo visto interpreti di conferenza diventare eccellenti panettiere, il sambista/professore/scrittore che mette in onda programmi vari, da sommelier, da ballerino, da storiografo del samba, la scrittrice che divulga in rete sue letture ispirate e personalissime di brani o di poemi altrui, la veterinaria trasformarsi in consulente di bellezza, il rappresentante di fabbriche di scarpe diventare rappresentante all’ingrosso di mascherine usa e getta, la manager di risorse umane inventare sofisticate confezioni di budini, la donna delle pulizie fabbricare mascherine per tutti i gusti,  la Giovanna, eterna Gold, esibirsi in performance imperdibili, il chitarrista offrire succulenti antipasti italiani e sughi alla puttanesca, e c’è anche chi si è inventato delle galline felici per vendere uova fresche a domicilio…

Un giorno un bambino di 13 anni, Isaac, voleva fare un regalino alla mamma per il suo compleanno, ma non aveva un soldo, allora ha avuto l’idea di vendere ai vicini il couscous che quella stessa mamma aveva fatto per il pranzo. È cominciata così, e il giorno dopo ha aiutato la mamma a farne un po’ di più di quel couscous che ha avuto grande successo tra i vicini. Giorno per giorno, lui e la mamma hanno dovuto organizzarsi sempre più per far fronte alle richieste dei vicini, e si sono anche diversificati: ora il couscous lo fanno con la salsiccia, con la carne macinata, o con i gamberi.  Nel giro di un mese le richieste sono arrivate a 100 al giorno, ed hanno dovuto perfino assumere un’aiutante. La loro fama è arrivata a Fatima Bernardes, che li ha intervistati nel suo programma “Incontro”, offrendogli la consulenza di un economo per orientarli nell’amministrazione della loro miracolosa micro impresa familiare.

Ho assistito a questo programma per caso, una mattina in cui non avevo lezione, e mi sono commossa nel vedere questo bambino quasi adolescente, abitante di una delle tante favelas di Rio, o “comunidades”, e vedere con quanta responsabilità ed entusiasmo condivide con la mamma tutto il peso di questo che è pur sempre un lavoro impegnativo.

Io sono convinta che tutti possiamo trovare qualcosa da fare per aiutarci a superare questa prova tanto difficile a cui nessuno era preparato e che, qui in Brasile più che altrove, avrà conseguenze devastanti.

Io stessa, che pur ho la fortuna immensa di poter continuare a dare le mie lezioni grazie a questi telefoni very very smart, alla fine della prima settimana ho seguito l’ispirazione di pubblicare alcune considerazioni che questa emergenza mi ha fatto dedurre da ricordi della mia lontanissima prima infanzia. Dopo una settimana ho avuto voglia di continuare con quelle mie osservazioni e senza che me ne rendessi conto è diventato un impegno settimanale che mi sta aiutando tanto, credetemi, perché passo i primi giorni della settimana a cercar d’immaginare quale sarà l’argomento della prossima cronaca, ed il pensiero mi impegna tanto che riesco a non pensare ad altro; mi sento tranquilla quando almeno entro il giovedì mi sorge in mente l’idea. La butto giú là per là, poi il venerdì la ripulisco, la perfeziono, ne facio la traduzione in portoghese, e la mando a Raffaella per la revisione, che facciamo insieme il sabato, in modo che la domenica mattina la mia piccola cronaca è pronta per essere divulgata, stabilendo così una routine che divora le mie settimane una dietro l’altra.

Che ci crediate o no, questo mio impegno settimanale, nato per caso,  mi sta aiutando davvero tanto a mantenere equilibrio e serenità, ed il ritorno che generosamente ricevo da voi, miei lettori, vale molto di più di un compenso economico… tanto che ho la presunzione di offrire anche questo mio piccolo esempio a chi non ha idee per reinventarsi.