NUOVE LEGGI CI PROTEGGONO

leggi libbri

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Questa settimana, più che parlare di un libro, il classico italiano per eccellenza, che ho riletto recentemente, “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni, voglio parlare delle riflessioni che ne sono scaturite.

In verità, dire che l’ho riletto è una bugia, anche se tecnicamente non lo è: il fatto è che questo libro l’ho dovuto leggere a scuola, in piena adolescenza, quando nella testa chissà che cosa avevo, o forse non avevo proprio niente. Ed infatti mi sono accorta ora che, oltre alla pagina che dovetti imparare a memoria quando avevo 13 o 14 anni e che ricordo finora (Addio monti sorgenti dalle acque ed elevati al cielo, cime ineguali, note a chi è cresciuto tra voi, addio…), insomma, oltre a quelle poche righe mandate giù senza capirle, era come se non lo avessi mai letto, e penso a che spreco è dar da leggere ad adolescenti distratti, indifferenti ed incapaci, dei capolavori come questo, o come un Dante, un Machiavelli, un Foscolo, un Carducci in italiano, o come un Machado de Assis, un Guimarães Rosa, un Eça de Queiroz in portoghese… che spreco! In italiano si dice che è come dare la lanterna in mano ai ciechi, in portoghese è come dare perle ai porci…

Ma veniamo alle riflessioni che, al di là delle considerazioni letterarie, questa lettura mi ha suggerito. Vi riassumo la trama, che è perfino banale, e questo conferma che il capolavoro lo fa lo scrittore, non il fatto in sé. Siamo nella Lombardia del 1630. Una coppia di fidanzati, due umili operai, alla vigilia del matrimonio viene impedita di sposarsi con la violenza da un signorotto energumeno che si è invaghito della fanciulla, che vuole rapire per il suo diletto. La prepotenza del signorotto, forte della sua posizione sociale e delle sue clientele, causa la rovina non solo dei due promessi sposi, che si vedono brutalmente separati e per sempre, ma anche della mancata suocera e di un frate che ha cercato di proteggerli.

Qual è la riflessione? Queste cose sono sempre accadute a tutte le latitudini, e forse accadono ancora, qui in Brasile, se e dove ancora sopravvivono i famosi “coroneis”, che hanno sempre spadroneggiato sui loro “sudditi”, ufficialmente schiavi o non. Sono ormai troppi anni che non vivo più in Italia per poter affermare che anche lì questo possa ancora accadere. Ma in generale oggi ci sono tante tante leggi che possono impedire a queste figure sinistre di esercitare il loro putrido potere.

Specialmente qui in Brasile, che in molti campi del diritto civile è all’avanguardia nel panorama mondiale, la umile, coraggiosa e testarda Maria da Penha è stata promotrice di una vera rivoluzione giuridica, giudiziaria e sociale che protegge le donne da molti abusi, e dove non arriva la legge promossa da Maria da Penha arrivano i nuovi movimenti femministi, come il famigerato “me too” che magari oltrepassa perfino le frontiere del buon senso. E questo mi riporta un pochino all’argomento della scorsa settimana, in cui parlavo proprio delle grandi conquiste delle donne. Ma non solo delle donne, anche degli uomini, della proprietà privata o pubblica, dell’ambiente, dei diritti civili, di quelli dei lavoratori, della dignità individuale o collettiva, della razza o della religione di appartenenza.

Si, sono proprio tante le leggi che ci proteggono oggigiorno, ma è anche vero che le leggi sono soggette ad interpretazione, ed un avvocato particolarmente abile può sovvertire una situazione giuridica, e può succedere anche che un giudice non sappia essere adeguatamente imparziale; ma tutto questo solo fino ad un certo punto: questi sono casi limite.

Le leggi ci sono, sono qui, alla portata di tutti, sono frutto di tensioni sociali, individuali o di casi eclatanti, e sono fatte per difenderci tutti, anche se a voler essere proprio onesti, ancora oggi sono molto più elastiche per chi dispone di mezzi economici adeguati… Riconoscerlo ci dimostra che c’è ancora tanto da fare, perché siamo noi, i destinatari delle leggi, che dobbiamo farle sbocciare dai conflitti, dalle situazioni-limite, dai casi specifici. E mi accorgo che una delle qualità più importanti delle leggi è quella di essere sempre imperfette, insufficienti, e questo è un bene, perché tale inadeguatezza induce ad aggiornamenti o nuove leggi che ci proteggano sempre più, sempre meglio…

Allora forza, diamoci da fare, perché di strada da fare ce n’è ancora tanta, e ce ne saranno sempre molte e nuove di strade da percorrere verso la giustizia.