CONCORSI

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Un piccolo incidente diplomatico, questa settimana, mi ha fornito l’argomento di questa cronaca. Un mio recente amico, un signore molto gentile che in pochissimo tempo si è guadagnato tutta la mia stima ed ammirazione, mi ha proposto il bando di un concorso di poesia. In questo momento profitto per chiedere pubblicamente scusa a questo signore di cui non faccio il nome ma che certamente si riconoscerà, per il tono poco cortese con cui ho risposto alla sua gentilezza. Confesso che ho scoperto soltanto ora che nonostante i miei quasi cinquant’anni di Brasile, ancora non ho capito qual è il peso specifico di alcune parole. In questo caso, “ojeriza”. Mi è stato spiegato ora che il suo significato non corrisponde affatto a quello che gli attribuisco: io volevo solo dire che non ho simpatia per i concorsi, ma ho scoperto che questo o “ojeriza” è molto più pesante, riguarda un odio profondo e ingiustificato… Per favore, mi scusi, dottor Xxxx. Lei parteciperà a questo concorso ed io le auguro di vero cuore che lo vinca. Sinceramente mi dispiace di essere stata così…. inopportuna.

Ora devo precisare che questo invito mi ha colta in un momento in cui ero particolarmente irritata perché avevo appena saputo di dover rifare una lunga e penosa trafila per rinnovare la mia patente di guida. Non voglio entrare nei dettagli di questo particolare che, ripeto, è stato appena una spiacevole coincidenza. Il mio errore è stato rispondere subito al mio amico gentile… avrei dovuto lasciar passare la notte e digerire la contrarietà riguardante la storia della patente. Invece ho risposto subito e mi sembrava di essere stata solo sincera ma, avendone parlato a mia figlia, lei mi ha rimproverata per l’uso improprio che ho fatto di alcuni termini. E riconosco che ha ragione lei. Non era quella la maniera di rispondere ad una gentilezza disinteressata. Ma a questo punto dovrei spiegare il perché della mia scarsa simpatia per i concorsi. Eh già, dovrei spiegarlo. Ma come, se nemmeno io lo so? Sono vari giorni che ci penso e sono arrivata ad una conclusione che davvero non mi fa onore.

Chi partecipa ad un concorso, se da un lato ha fiducia nella sua produzione ed è sorretto dalla speranza di essere migliore di tutti gli altri concorrenti e quindi di vincere, allo stesso tempo è disposto a mettersi in gioco, ad esporsi alla critica di persone che non sempre hanno la sensibilità giusta per capirlo, a riconoscere o semplicemente ad accettare che altri possano essere migliori di lui. Insomma in chi partecipa ad un concorso c’è tanta speranza, ma anche tanta umiltà. Quindi, chi si rifiuta di partecipare sarebbe arrogante e presuntuoso e rivelerebbe una mancanza strutturale di umiltà. È un po’ quello che si dice dei timidi: che non vogliono esporsi al rischio di non essere apprezzati per quel che ritengono di valere, e questo per loro è intollerabile.

Riconosco che c’è molto di vero in queste affermazioni, ma proviamo un po’ a ribaltare questi concetti? Cosa può esserci di tanto arrogante in chi sa di non valere gran che, e per questo vuole starsene per i fatti suoi rimanendosene rincantucciato nella sua piccolezza? Non è difficile accettare che anche nella piccolezza c’è dignità e che essa è vulnerabile.
Forse pensate che c’è contraddizione tra quel del dico e quel che faccio, visto che di mia iniziativa e senza che nessuno me l’abbia mai chiesto, mando una cronaca ogni settimana, ma non obbligo nessuno a leggermi, né mi aspetto giudizi di valore. È vero che ho scelto io chi inserire nel gruppo dei destinatari delle mie cronache, ma nessuno è obbligato a restarci, infatti molti sono usciti dal gruppo sottraendosi al ricevimento di un oggetto indesiderato. Ringrazio queste persone per averlo fatto perché mi dispiacerebbe moltissimo essere inopportuna e indiscreta. Ci sarà anche chi non è uscito, ma non mi legge. Benissimo, non ho niente da obiettare. Così come ringrazio moltissimo chi mi legge e chi mi risponde con commenti; certo che mi fa piacere, certo che accarezza il mio ego, ma finisce qui. Io non aspiro a nessun premio, intendo soltanto mantenere un rapporto virtuale in tempo di distanziamento sociale. Se le mie cronache finiranno insieme alla quarantena non ve lo so dire. Finché costituiranno un piacere, finché troverò un argomento ogni settimana, continuerò, ma non posso sapere fino a quando.

Insomma, tornando al concorso, non mi attrae per due motivi: un po’ perché non ritengo di avere la stoffa per poter competere, e un po’ perché mi sottoporrebbe ad uno stress che mi voglio risparmiare, visto che non aggiungerebbe nulla alla mia vita. Ma ringrazio sinceramente questo mio amico che oltre al suo voto di fiducia nell’invitarmi a partecipare, mi ha dato anche lo spunto per la cronaca della settimana.